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C.

Scritta il marzo del 2010
modificata il 25/10/2012
CLORINDA


Clorinda, donna d'umili natali,
promessa venne ad un uomo
ch'ella non amava, e perciò senza 
dubbi di fuggir lontana decise;
a lungo nella foresta oscura vagò,
spaventat'assai nella fuga, quand'un
vecchio vide, ad un albero poggiato, 
che di avvicinarsi le disse dolcemente.

Quando vicina lei fu, l'anziano
guardandola queste parole disse:
-Cara figliola, vedi codesto rovo
e codesto velenoso fungo? Essi
uomini furono, l'uno malvagio, l'altro
di contr'il suo mal lottare incapace,
e per cambiati non esser, puniti furono
con la tramite contrappasso mutazione-.

Ascoltato l'anziano, lei pietà ebbe,
comprendendo la fine dei due, che,
pur uno malvagio e l'altro senz'umiltà,
pur sempre uomini erano, come tutti;
lo anzian mago, vedendo la tristezza
negli occhi suoi per tali motivi, allor
sorrise e, tesole la mano, dolcemente
le parlò con tali giust'e sincere parole

-Piccola mia, per libertà dolce
fuggisti dalla dimora tua, e ora
quanto invero meriti riceverai:
a te ora io dono li poteri e la 
saggezza che Dio nella bontà sua
mi diede, in quanto so che nelle
mani tue male non potranno fare,
poiché tu dal male immune inver sei.-

Detto ciò scomparve, e Clorinda
si ritrovò maga potente, ma buona,
e sempre gli altri aiutò benevolmente
nella bontà e grande gentilezza sua,
finché venne il giorno in cui sentì
la morte ormai assai vicina, e li suoi
poteri ad un'altrettanto buona persona
passò, raggiungendo il di Dio felice regno.

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