Scritta il 1/05/2014
Contenti non furono i Duumviri
di come Artone il problema risolse,
e dato che a nulla servivan i raggiri
alla violenza il cuor loro si volse;
e subito la gente loro armarono,
per guerra contro Artone fare,
e contro i nuovi arrivati andarono
senza all'accettazione pensare.
Tremarono Artone e li suoi,
che armi non avevano,
e già si chiedevano:—Ora noi,
a chi chiederemo una mano?—
Ma Artone allo si ricordò
delle del Badalisc vere parole,
e il cuor suo subito si calmò,
come l'infreddolito al caldo sole.
Dubitò quando i Duumviri e l'esercito
loro vide arrivare, ché grande esso era,
ma la paura messa da parte, Artone l'ardito
solo andò in battaglia, per i suoi paura vera.
Davanti al dei duumviri esercito si fermò
Artone possente, facendosi a loro ben vedere,
e così, con lingua diritta e chiara, parlò,
sperando nella dell'oratoria potere.
—Da lontano venimmo qui, da dove
molti nostri antenati vennero,
superando nel viaggio molte prove,
fuggendo perché non c'uccidessero.
Se la storia nostra non commuove
i cuori vostri, forse ciò che per voi
da poco ho fatto un poco lo smuove.
La strega che io ho ucciso nemica
vostra non era forse? Non v'è
convenuto ch'io come formica
la schiacciasti? Certo, sol perché
la mia gente in pace potesse vivere
accettai tale pericolosa impresa,
ma non compensate chi per avere
tal compenso aiuta senza resa?
Questo compenso io chiedo a voi:
questa terra a noi dai capi vostri
promessa; quindi, la vita qui sia per noi
quella che ora è per voi, vicini nostri.—
Grande impressione l'impresa di Artone
aveva fatto tra la gente ora armata,
ma i duumviri, dal cuore assai fifone,
temevano ancor la gente da poco arrivata.
Pertanto, cercarono di incitar
alla battaglia i loro soldati,
e tanto bene riusciron a parlar,
che diffusero i loro timori infondati;
ma in quel momento, accanto ad Artone
dal cuor valoroso i suoi arrivarono,
e presi da una qualche illuminazione
davanti ai nemici svelti s'inchinarono.
Impressione il gesto fece tra i soldati,
che si fermarono subito, e non osavano
colpire quegli uomini non disarmati,
ma che neanche li affrontavano.
I duumviri stessi si stupirono di ciò,
ma fermati non si sarebbero, se la
paura di perdere consensi, ohibò,
non avesse sull'altra superiorità.
Così, la di Artone gente potè vivere
in quel paese, che per come nacque
diventò Artonie, perché nel nascere
aveva unito più pezzi sulle acque,
e lo nome "Terre di Artone" significa,
grande tra i capi, e ancor oggi se
nella Val Camonica andate, gente amica,
il paese di Artogne sempre vivo è.
Si conclude così questa storia,
in cui nobili virtù narrato abbiamo
e se per caso aveste di essa noia
di ciò con calma ci scusiamo.
di come Artone il problema risolse,
e dato che a nulla servivan i raggiri
alla violenza il cuor loro si volse;
e subito la gente loro armarono,
per guerra contro Artone fare,
e contro i nuovi arrivati andarono
senza all'accettazione pensare.
Tremarono Artone e li suoi,
che armi non avevano,
e già si chiedevano:—Ora noi,
a chi chiederemo una mano?—
Ma Artone allo si ricordò
delle del Badalisc vere parole,
e il cuor suo subito si calmò,
come l'infreddolito al caldo sole.
Dubitò quando i Duumviri e l'esercito
loro vide arrivare, ché grande esso era,
ma la paura messa da parte, Artone l'ardito
solo andò in battaglia, per i suoi paura vera.
Davanti al dei duumviri esercito si fermò
Artone possente, facendosi a loro ben vedere,
e così, con lingua diritta e chiara, parlò,
sperando nella dell'oratoria potere.
—Da lontano venimmo qui, da dove
molti nostri antenati vennero,
superando nel viaggio molte prove,
fuggendo perché non c'uccidessero.
Se la storia nostra non commuove
i cuori vostri, forse ciò che per voi
da poco ho fatto un poco lo smuove.
La strega che io ho ucciso nemica
vostra non era forse? Non v'è
convenuto ch'io come formica
la schiacciasti? Certo, sol perché
la mia gente in pace potesse vivere
accettai tale pericolosa impresa,
ma non compensate chi per avere
tal compenso aiuta senza resa?
Questo compenso io chiedo a voi:
questa terra a noi dai capi vostri
promessa; quindi, la vita qui sia per noi
quella che ora è per voi, vicini nostri.—
Grande impressione l'impresa di Artone
aveva fatto tra la gente ora armata,
ma i duumviri, dal cuore assai fifone,
temevano ancor la gente da poco arrivata.
Pertanto, cercarono di incitar
alla battaglia i loro soldati,
e tanto bene riusciron a parlar,
che diffusero i loro timori infondati;
ma in quel momento, accanto ad Artone
dal cuor valoroso i suoi arrivarono,
e presi da una qualche illuminazione
davanti ai nemici svelti s'inchinarono.
Impressione il gesto fece tra i soldati,
che si fermarono subito, e non osavano
colpire quegli uomini non disarmati,
ma che neanche li affrontavano.
I duumviri stessi si stupirono di ciò,
ma fermati non si sarebbero, se la
paura di perdere consensi, ohibò,
non avesse sull'altra superiorità.
Così, la di Artone gente potè vivere
in quel paese, che per come nacque
diventò Artonie, perché nel nascere
aveva unito più pezzi sulle acque,
e lo nome "Terre di Artone" significa,
grande tra i capi, e ancor oggi se
nella Val Camonica andate, gente amica,
il paese di Artogne sempre vivo è.
Si conclude così questa storia,
in cui nobili virtù narrato abbiamo
e se per caso aveste di essa noia
di ciò con calma ci scusiamo.